MARVEL
IT presenta:
I DIFENSORI
#63
REWIND
Un appartamento a New
York City
Carol Danvers si ritiene
una donna coraggiosa. Nella sua rocambolesca carriera ha affrontato ogni tipo
di minaccia… militare, aliena, mistica, J. Jonah Jameson… ed affrontato
tragedie di tutti i tipi.
Lo schermo bianco sembra farsi beffe di tutto ciò
che ha passato, mentre il cursore continua a lampeggiare inesorabile ed
insistente.
Nella sua mente infinite battaglie per la sopravvivenza
dell’umanità ed intrighi che coprono tre galassie… ma
niente di tutto ciò riesce a farle battere un solo tasto.
-Perfetto ! Davvero perfetto ! Non solo ho perso il
contratto perché ho viaggiato nel tempo per tre mesi, adesso ci mancava anche
un accidenti di blocco della scrittrice ! E’ da quando sono tornata che non
riesco più a scrivere niente… forse dovrei schiarirmi
un po’ le idee, staccare la spina…
Si alza dalla scrivania, richiudendo il portatile.
Allargando le braccia per stirare un po’ i muscoli, afferra distrattamente il
telecomando ed accende la televisione.
-…le autorità, si
tratterebbe di una serie di omicidi collegati alla nota organizzazione super-criminale…
Carol cambia immediatamente canale. Non è dell’umore
giusto per pensare al suo altro lavoro.
-dichiarazioni del portavoce SHIELD…
-posizione di Genosha
riguardo allo...
-durante uno scontro con i Vendicatori nel quale…
Carol spegne la televisione, perplessa.
-Wow, quante erano le probabilità ? Okay, forse
volare un po’ mi schiarirà davvero le-
Qualcuno bussa alla porta, forse con troppa forza.
Carol si guarda intorno per assicurarsi di non aver lasciato un costume da Miss
Marvel o da Cavaliere Nero in bella vista, ed apre.
-Ciao...non ti disturbo, vero ? – le chiede il volto
familiare di Patsy Walker,
alias Hellcat.
-Neanche per idea, oggi non c’è verso di scrivere
niente – le sorride Carol, invitandola ad entrare.
La rossa si guarda attorno, lanciando un’occhiata
all’appartamento...quel tipo di sguardo che si usa quando si vuole prendere
tempo e non si vuol far capire ai presenti che ciò che si sta osservando è la
cosa meno interessante dell’universo.
-Dev’essere un bel
lavoro...niente orari, niente responsabilità... – sospira Patsy.
-Ha i suoi lati positivi, e i suoi incubi. E tu ? Pensi
di riuscire a trovare un lavoro “mortale” per Val ?
-Stavamo passando in rassegna le offerte di lavoro
quando sono dovuta tornare di corsa in ufficio... – inizia a raccontare Patsy, girando chiaramente attorno alla questione.
Carol ha sentito mille volte questo genere di
discorsi, ed il tono è inconfondibile.
-Millie ti ha licenziata
!? Ma che deve fare un super-eroe per guadagnarsi da vivere !? Prima Dane, ora...
-No, no, non ho perso il lavoro ! – la rassicura Patsy – A dire la verità...mi hanno promossa. C’è questa
grossa sfilata da organizzare in Europa, e mi hanno proposto di...
-Sembri un bel po’ depressa per chi ha appena
ricevuto una promozione – nota Carol, adocchiando mentalmente la pagina ancora
completamente vuota.
-E’ che...avevo cominciato a ricostruirmi una vita
qui, Carol. Ed ho capito quanto mi piace essere Hellcat...
però non posso sperare di fare la super-eroina per sempre. Tu probabilmente
sarai super-forte anche a cinquant’anni, ma io ? Mi ci vedi a fare acrobazie
sui tetti a quell’età ?
-Posso capire...è per questo che non ne hai ancora
parlato con Val, suppongo.
-Volevo parlarne con qualcun altro che fosse...lo
sai, mortale. Non so proprio cosa
fare !
-Adesso non drammatizzare, Patsy.
Su, sediamoci e parliamone da persone adulte...almeno per un giorno i
super-criminali staranno calmi, no ?
Doomstadt, Latveria
Una tavola riccamente imbandita, in un salone
magnificamente arredato e minuziosamente tirato a lucido. Le pietre del
castello vecchie di secoli convivono con la tecnologia più avanzata del
pianeta, illuminate dalla luce di inestimabili lampadari di cristallo.
Giganteschi quadri impreziosiscono le pareti.
Rappresentano tutti una maschera di metallo adornata da un cappuccio verde, in
un’espressione stoica e regale.
Darklady siede ad uno dei
lati della tavola, mentre un robot versa del vino nel suo bicchiere. Dall’altra
parte, un uomo in armatura la sta osservando da dietro una maschera che ne
lascia scoperti solo gli occhi… attenti e
circospetti, con solo una punta di follia.
-Spero che l’accoglienza di Latveria
sia stata apprezzata, Darklady. Ho ordinato ai
sudditi che fossero felici, stasera.
-E’ stato… gentile da
parte sua, dottore… sire. Non mi aspettavo una simile considerazione da un capo di
stato, dopotutto sono solo una semplice studiosa delle arti mistiche.
-Il nostro incontro ad Alberia
[1] è stato purtroppo rovinato dall’incontro con certe…
personalità spiacevoli. In realtà Destino ha sempre apprezzato il suo
potenziale, chiedendosi talvolta perché sprecasse il suo tempo con il
cosiddetto “signore delle arti mistiche”, il Dottor Strange.
-Anche Stephen l’ha sempre tenuta d’occhio, “vostra
maestà”.
-Destino non ha mai considerato l’ex Mago Supremo
uno stolto… e gli ha occasionalmente concesso l’onore
di apprendere molte cose nello studio delle arti arcane, nonostante Strange peccasse di presumere una certa superiorità nei
confronti di Destino.
-In effetti, maestà, è per questo che sono venuta a
parlarle. Speravo potesse ragguagliarmi circa un qualcosa chiamato “i Sigilli
del Cielo”.
Il Dottor Destino sorseggia delicatamente il vino,
soppesando il gusto e le parole da pronunciare. Non esiste il benché minimo
dubbio, nella sua mente, che questa strega sia un’avversaria a malapena alla sua
altezza, ma che rappresenti una potenziale minaccia ai suoi piani.
Ed un potenziale tutto da sfruttare.
-Quale ambizione per una “semplice studiosa”.
Attenzione, ragazza… Destino ha più volte trattato
con molti demoni, e sa bene che di nessuno di essi ci si può fidare.
-Come dovrebbe aver già capito, dottore, non è così
facile intimidirmi. DeCeyt mi aveva detto che avrebbe
preteso qualcosa in cambio…
-Ah, il suo caro ineffabile Professore…
la solita incosciente arroganza. Ovvio che io conosca la leggenda dei Sigilli, Darklady, la conoscenza è potere e ben poche cose attirano
l’attenzione di Victor Von Doom quanto il potere. I
Sigilli sono dodici simboli mistici ottenibili solo sconfiggendo in battaglia
chi li possiede, ed una volta riuniti sono la chiave per raggiungere l’onnipotenza.
Secondo le leggende sono stati sparsi per tutto il creato e destinati a portare
solo maledizione a chi tentasse di conquistarli… come
immagino saprà, sette di essi sono al momento intrappolati nella cosiddetta
Spada Cremisi temporaneamente sotto la custodia di Brunhilde
di Asgard, detta
-Ho visto
Darklady si alza in piedi,
destando l’attenzione dei due robot servitori che si voltano verso di lei. Gli
occhi si illuminano di energia nucleare, e dalla bocca esce un piccolo cannone
laser.
Destino alza una mano, ed i robot disattivano
immediatamente i sistemi d’arma. Darklady fissa negli
occhi Destino, chiedendosi a cosa stia pensando.
-Molto bene – accetta Von Doom,
schioccando le dita ricoperte da guanti di metallo grigio.
Uno dei robot estrae un microchip dalla cintura,
porgendolo a Darklady eseguendo un piccolo inchino.
-La posizione di altri tre Sigilli. Dovrà trovare
gli ultimi da sola, ma Destino confida nelle sue capacità.
-Aspetti…
lei conosce la posizione dei Sigilli !? Avrebbe potuto recuperarli quando voleva…
-I Sigilli sono colpiti da una potente maledizione, Darklady. Destino non ha desiderio di risvegliare ciò che
devono proteggere, se non può ottenerne il potere.
-Ed in cambio…
-Un solenne giuramento di non attaccare
-Non sono così pazza da farlo, maestà. E sia, Latveria non avrà mai nulla da temere da me. Ora perdoni la
mia scortesia, ma questa è una faccenda di cui vorrei occuparmi immediatamente.
-Destino le concede di andarsene, Darklady, ed attenderà con ansia sue notizie.
Darklady scompare in una
fiammata di fuoco infernale; immediatamente dopo, il Dottor Destino si alza da
tavola ed ordina ad un robot:
-Portatemi il dispositivo di comunicazione vocale.
Richmond
Enterprises, New York City
In cima ad uno dei più lussuosi grattacieli della
città, sullo spiazzo normalmente dedicato all’atterraggio degli elicotteri, due
uomini stanno combattendo un acceso duello con le spade.
Se la cosa non fosse già abbastanza inusuale, uno
dei duellanti è il proprietario del palazzo ed attuale centesimo uomo più ricco
del mondo. Eventuali spettatori si meraviglierebbero ancora di più dello strano
passatempo di Kyle Richmond, se sapessero che è
cieco.
-Te la cavi bene, tutto considerato – si complimenta
Dane Whitman schivando uno dei colpi del suo
avversario.
-Per un cieco ? – chiede Kyle,
difendendosi dalla controffensiva giusto in tempo.
Avrebbe preferito attaccare, ma è il caso di essere
più prudenti del solito. Anche se le due spade non sono affilate, non può e non
deve dimenticarsi di avere pur sempre di fronte il Cavaliere Nero in persona.
-Per un principiante – risponde Dane,
con una mossa che dovrebbe disarmare il suo avversario ed amico.
Invece Kyle anticipa le
sue mosse, spostandosi quanto basta per difendersi. Le due spade si scontrano,
ed il miliardario ricomincia ad attaccare per non dare tempo al cavaliere di
rispondere a tono.
-Bella mossa, ma hai scoperto il fianco – nota Dane, schivando un colpo ed avvicinandosi con un fendente
al volto di Kyle.
La spada arriva ad un centimetro dal suo naso, e
Richmond si ferma lasciandola cadere a terra.
-Per un attimo ho davvero pensato di poterti
sconfiggere – dice sorridendo.
Dane Whitman ripone la
spada, controllando il cronometro attaccato alla cintura.
-Lo pensano tutti. Un minuto e venti secondi, sono
davvero impressionato Kyle… al nostro primo scontro
Capitan America è durato poco più di due minuti.
-Merito del mio udito mistico…
il suono dell’aria mi anticipava i tuoi movimenti, anche se non abbastanza in
fretta sembra. Grazie ancora, avevo un gran bisogno di staccare la spina.
-Ehi, a che servono gli amici altrimenti. Comunque,
cos’è che ti rendeva così teso ultimamente ?
-Ah, niente… gli azionisti
mi sono al collo per parlare dell’ennesimo disastro economico che vedono
all’orizzonte, e sto impazzendo con le ultime modifiche al costume. Oggigiorno
è impossibile trovare dei buoni scienziati che capiscano di cosa ha bisogno un super-eroe…
-Ehm… capisco… senti… - cerca di introdursi
nel discorso Dane, senza successo perché Kyle recupera le spade e si incammina verso la scala.
-Tu invece, come vanno le cose al lavoro ? Sempre
che Namor non pretenda la segretezza assoluta…
-Sai Kyle, a proposito del
mio lavoro… in effetti c’era qualcosa di cui volevo parlarti…
La suoneria di un cellulare interrompe il discorso. Dane Whitman porge la spada al compagno di squadra, e
risponde.
-Pronto, chi parla ?
-Sono Victor Von Doom –
risponde una voce metallica.
Dane resta a bocca
aperta. La sua reazione suscita un’espressione incuriosita in Kyle Richmond che, per cortesia, non sta ascoltando la
conversazione.
-Non è divertente…
-So che insieme ai cosiddetti Difensori è in
possesso sia della Spada Cremisi che della macchina del tempo costruita dal
mistico Kulan Gath e da Zarrko, il sedicente Uomo del Domani.
-Ci stavi tenendo sotto controllo ?
-Io sono Destino. Poche cose degne di nota accadono
su questo ed altri pianeti senza che io ne venga a conoscenza. E’ importante
che sappiate che è possibile sabotare la macchina del tempo rimuovendo
l’interruttore differenziale situato dietro la tetrade di oricalco; fatto
questo, una volta attivata sarà scaraventata alla fine dei tempi.
-Ammesso che tu sia veramente chi dici di essere...
perché mi stai dicendo questo ?
-Perché esistono minacce che Destino preferisce
gestire in silenzio, ben lontano da Latveria. Il mio
consiglio è di liberarvi al più presto della spada e della macchina del tempo.
-E se non lo facessimo ?
-Destino sarebbe costretto ad intervenire
personalmente.
-Se sei davvero tu...voglio la tua parola sul fatto
che non cercherai di fare del male ai Difensori e che non cercherai di ottenere
quel potere.
-Hai la parola di Victor Von Doom,
Cavaliere Nero.
-E un’altra cosa...spero per te che questa chiamata
non fosse a carico mio.
Come risposta, Dane
Whitman interrompe la comunicazione. Anche se è difficile a dirsi per colpa
degli occhiali da sole, sa che Kyle Richmond lo sta
guardando con perplessità.
-Si può sapere chi era ?
-Il Dottor Destino.
-Sì, certo. Bastava dire che non erano affari miei.
Mentre il miliardario si allontana per rientrare
nell’edificio, Dane salva il numero in rubrica. Non
che abbia intenzione di richiamare Destino, ma poche persone possono dire di
avere il suo numero di telefono.
-Kyle... dove hai
lasciato la macchina del tempo ?
Una
dimensione parallela
Darklad emerge dalla
propria Cappa delle Ombre, avvolta nelle fiamme nere evocate dall’incantesimo.
I suoi sensi mistici faticano a comprendere la
realtà di questa dimensione: si trova al centro di una spirale che prosegue
all’infinito, in ogni direzione, per l’eternità...una cosa impossibile, in uno
spazio tridimensionale.
Miliardi di miliardi di esseri dalla forma umanoide
ma senza testa si voltano verso di lei. Sembrano far parte della spirale
stessa; tutti uguali, reagiscono e forse pensano come un essere unico.
Al centro della spirale, e di conseguenza
dell’intera dimensione, c’è un simbolo rosso brillante che cambia forma ad ogni
battere di ciglia. Uno dei Sigilli, di cui può avvertire il potere anche a
questa distanza.
La valanga umanoide è istantanea e raccapricciante.
Questi esseri si accalcano uno sopra l’altro in una slavina continua che ha
tutta l’intenzione di seppellire l’intrusa.
Darklady raduna il proprio
potere mistico, lasciando che i nativi brucino vivi sotto i suoi occhi.
Curioso...uccidere migliaia di esseri sconosciuti non le suscita alcuna
emozione, mentre la battaglia testa a testa con i Difensori...
Non è il momento di pensare a queste cose. Dato che
questa non è una normale dimensione tridimensionale, è impossibile farsi
un’idea chiara della quantità degli avversari.
Quello che è certo è che non si fermeranno davanti a
niente pur di avere il Sigillo...ed almeno in questo, Darklady
può capirli.
Si fa strada tra i corpi bruciati che si gettano tra
le sue fiamme solo per il tentativo di rallentarla, ma passo dopo passo la
strega raggiunge finalmente il premio...ma prima che possa stringerlo tra le
mani, la spirale si muove.
“Avrei dovuto pensarci prima” riflette Darklady “I Sigilli non possono esistere da soli, devono
sempre essere legati ad un portatore”.
L’immensa spirale senza capo né coda ruota su se
stessa, facendo precipitare nel nulla i parassiti umanoidi che ne infestano la
pelle. Il serpente infinito si sta agitando, riconoscendo il potenziale
pericolo rappresentato dalla donna.
“C’è un solo modo per recuperare i Sigilli” si
ripete Darklady per l’ennesima volta “Sconfiggerne il
portatore”.
Con questa conoscenza ed il ricordo delle sofferenze
dell’Inferno, la strega scatena la propria guerra a questa dimensione.
Molo
3 di New York City
Il Cavaliere Nero apre il portone che sigilla il
magazzino, dopo aver digitato i codici di sicurezza. Prima ancora che accenda
la luce, riconosce i riflessi dei controlli di alabastro e silicio della
bizzarra macchina del tempo che i Difensori custodiscono qui.
-Continuo a non capire che cosa vuoi fare – alza le
spalle l’ex Vendicatore.
-Ho avuto un’idea – spiega Nottolone, entrando prima
ancora che le luci siano state accese.
-Non vorrai davvero seguire il consiglio del Dottor
Destino, vero ?
-Non ci penso nemmeno, Dane...ma
come dicevo, mi è venuta un’idea su cosa fare. Tempo fa, Stephen Strange mi regalò un amuleto con cui poterlo richiamare in
caso di emergenza...non credo di avertene mai parlato.
Nottolone estrae dal costume quello che sembra un
innocuo bracciale ornato di gemme preziose...indistinguibile da un qualsiasi
articolo di bigiotteria.
-E te ne ricordi soltanto ora !? Ci saranno state
mille volte in cui ci avrebbe fatto comodo il suo aiuto !
-Lo conservavo per le vere emergenze. Secondo Strange,
l’amuleto è molto potente: può prelevarlo da qualsiasi dimensione, non importa
quanto lontana. E dopo essere stato usato, devono passare mille anni prima
dell’uso successivo...in attesa che si ricarichi.
-Sì, ma ancora
non capisco – sottolinea il Cavaliere Nero – Perché non l’hai usato nell’ultimo
scontro con Darklady ?
-Perché non l’avevo con me. Però, pensando al Dottor
Destino mi è venuto in mente un modo per utilizzarlo a dovere.
-E sarebbe ?
Dopo aver digitato qualcosa sulla tastiera dorata
della macchina del tempo, Nottolone getta l’amuleto all’interno di un
particolare scompartimento della macchina del tempo.
Subito dopo, il magazzino è illuminato da una
scarica di luce accecante.
Il Cavaliere Nero si copre gli occhi con il
mantello, sguainando la spada per riflesso condizionato. Ma l’allarme dura
poco, per lasciare il posto alla confusione.
-Ah, speravo proprio di aver fatto i conti giusti !
– esclama Nottolone, scendendo dalla macchina del tempo.
-Si può sapere che hai fatto ?
-Credevo di avertelo spiegato – risponde confuso
Nottolone – Però, ora che ci penso, forse hai ragione: non mi sembra di
ricordare di avertene parlato.
-Sicuro di stare bene, Kyle
? Forse dovresti fermarti un attimo...qualunque cosa abbia impedito alla
macchina del tempo di funzionare, potrebbe aver causato qualche effetto
collaterale.
-“Impedito” ? Sono stato nel passato per più di sei
mesi !
Molto al di sopra della reale sommità del palazzo,
dove le mura si succedono su scale e dimensioni incomprensibili per la mente
razionale, c’è un bizzarro appartamento.
Difeso da una piccola orda di demoni inferiori, è la
nuova casa di Darklady: il suo rifugio, il suo punto
di fuga dal mondo.
La porta dell’ascensore si apre, riversando un’onda
di fiamme per il corridoio. Persino i demoni si tengono alla larga da questo
fuoco, così diverso da quello dell’inferno.
Fiamme rosso cremisi, all’interno delle quali avanza
una donna avvolta da un ampio mantello nero. Nemmeno la Cappa delle Ombre può
più nascondere la lucentezza degli occhi rossi di Darklady.
-Non riesco a credere quanto sia stato facile – dice
a se stessa – Il potere dei Sigilli del Cielo è diverso da qualsiasi altra
magia abbia conosciuto...
-Magia esponenziale – risponde con calma una voce
oscura proveniente dall’appartamento.
Darklady entra nella
stanza, abbassando il cappuccio per rivelare il proprio volto: un Sigillo rosso
è impresso all’altezza dell’occhio sinistro, cambiando forma ad ogni più
piccolo movimento.
Seduto sul trono di teschi, il demone cardinale Zel sembra ammirare il cambiamento della sua nuova
protetta. Indossa lo stesso corpo della sua ultima visita, un uomo in abiti
rossi sobri, ma ora ha deciso di mostrare in tutta la loro semplice mostruosità
le corna aggrovigliate che ne adornano la fronte.
-Ci tengo molto alla mia privacy, Zel.
-Ed io sono molto interessato ai Sigilli...come ti
ho già detto, il mio signore non vuole lasciarsi sfuggire questa opportunità.
-Non ho intenzione di scottarmi di nuovo con lui.
Che intendevi con “magia esponenziale” ? Non ne ho mai sentito parlare.
-I Sigilli sono in grado di potenziare le capacità
di chi li possiede, Darklady...a prescindere dal
livello iniziale. Uno solo di essi potrebbe mettere alla pari un umano con una
divinità minore, oppure una divinità minore al livello di un intero pantheon.
Una volta radunati tutti e dodici...l’onnipotenza.
-Tu non immagini come ci si sente – sorride Darklady, stringendo i pugni. La Cappa delle Ombre
rabbrividisce e si agita attorno a lei, mentre lo fa – Anche senza far niente,
evoco tanta energia mistica da faticare a tenerla sotto controllo.
-Ora dovresti concentrarti sulla Spada Cremisi –
risponde Zel, alzandosi lentamente e con solennità
dal trono su cui riposava – Ha già assorbito il potere di 7 sigilli. I mortali
che l’hanno ritrovata non si rendono ancora conto del suo potere...ma agli
inferi conosco molta gente che darebbe l’anima per poterla usare come arma.
Metaforicamente parlando, è ovvio.
-Non sottovaluterei i Difensori se fossi in te –
scuote la testa Darklady – Prima di affrontarli, ho
bisogno di tutta la preparazione possibile. Ho ancora due delle coordinate di Destino
da verificare, e dovrò trovare da sola gli ultimi sigilli.
-Dovresti aspettare di avere con te la Spada. Chi
detiene un Sigillo può avvertire la posizione degli altri.
Improvvisamente, Darklady
inizia a ridere. Per la prima volta, sul volto di Zel
appare qualcosa di simile ad un’emozione...e non è sicuramente una di quelle
buone.
-Tu non credevi che ce l’avrei fatta ! – continua a
ridere la donna – Volevi soltanto il mio aiuto per impadronirti della Spada !
-Non essere ridicola, se avessi voluto l’avrei fatto
da solo. Ricordi cosa è successo quando hai provato a sconfiggermi, vero ? Non
sei neanche lontanamente vicina al mio rango.
-Ti sei dimenticato una cosa, Zel
– sogghigna Darklady, fissando negli occhi il demone
cardinale.
Poi la sua mano destra si infiamma di fuoco cremisi,
affondando nel petto di Zel. Quando ritira il
braccio, nella sua mano c’è qualcosa di piccolo, atrofizzato e più nero della
notte...il cuore del demone.
-Io odio
l’inferno.
Mentre Zel si tiene una
mano sul buco del petto, mentre la ferita continua a sanguinare liquido nero e
a frantumarne la carne come se fosse vetro, il demone trova la forza per le
proprie ultime parole:
-Sapevo...che non ci si poteva...fidare dei
mortali...
Darklady stritola il cuore,
mentre due simboli rossi passano al nuovo proprietario. Il corpo di Zel si scioglie, avvolto dai lembi della Cappa delle Ombre
che si sbriga a cibarsene prima che sia tutto svanito. Il potere dei nuovi
Sigilli passa a Darklady, insieme a tutto ciò che era
un demone cardinale.
-Sì...meraviglioso... – sussurra Darklady,
rapita dall’estasi demoniaca.
La Cappa delle Ombre si insinua sotto la sua pelle,
nascondendosi tra le sue ossa. Il suo corpo...ormai coperto solamente dal
corsetto e dai resti stracciati di ciò che era stata una gonna...si ricopre di
simboli rossi e cicatrici ancora roventi.
Dai suoi guanti e dai gambali, diventati ormai rosso
brillante, spuntano spine acuminate. Due orripilanti ali di carne rossa
spuntano dalla schiena, le ossa bene in vista.
I capelli biondi, ultimo retaggio simbolico della
donna di nome Topaz, sono ormai neri e rossi.
Decine di demoni guardiani indietreggiano spaventati
di fronte alla rinascita di Darklady, mentre nuove
fiamme mistiche avvolgono l’appartamento.
-Ancora un’ultima caccia – sorride la demonessa – E poi, i Difensori.
Un
appartamento di Manhattan
-Per l’occhio di Odino ! – esclama la Valchiria
riducendo a brandelli l’ennesimo giornale – Trovare un lavoro per la mia
identità mortale è impossibile ! La mia conoscenza degli antichi popoli di Midgard è inutile senza un foglio di carta che attesta la
mia sincerità, ed utilizzare le mie qualità guerriere non sarebbe diverso
dall’essere la Valchiria.
In mezzo alle dozzine di quotidiani distrutti
dall’ira asgardiana, Brunhilde
nota la pila di riviste di moda della sua co-inquilina Patsy
Walker.
Ne recupera una, iniziando a sfogliarla con poca
convinzione. Che cosa ci trovi Patsy di così
interessante nelle immagini di mortali sconosciuti ancora sfugge alla sua comprensione.
-Sono certa che Patsy mi
troverebbe rapidamente un ingaggio...nessuna di queste “modelle” ha il corpo di
una dea. E’ a questo che devo ridurmi ? Per comprendere la vita dei mortali,
devo rinunciare al mio orgoglio e alla mia...
I pensieri ad alta voce della dea sono interrotti
dallo squillo del telefono. Ricordando un tempo in cui una cosa del genere
sarebbe stata considerata magia, Brunhilde si
affretta a sollevare la cornetta.
-Parla.
-Ehm...pronto
? Miss Patricia Walker ? – risponde una sconosciuta
voce femminile dall’altra parte del telefono.
-No. Sono Brunhilde
Einherjar, la sua co-inquilina.
-Bene, anche
lei è nella lista. Una limousine la sta aspettando di fronte al suo palazzo.
-Ma lei chi è ?
-Lavoro per il
signor Richmond; l’autista la porterà da lui.
-Un istante...io conosco il signor Richmond. Se
avesse voluto dirmi qualcosa, mi avrebbe chiamato di persona.
-Credo temesse
di dimenticarsi il suo numero di telefono.
-Ma se abbiamo conversato al telefono soltanto due
giorni fa...
-Oh,
vorrebbe che lei portasse “la spada” con sé.
La donna dall’altro lato della linea riaggancia,
lasciando la Valchiria assai perplessa. Non è da Kyle
agire in modo così misterioso...è sempre stato un po’ strano, persino per gli
standard di Midgard, ma non così.
Poi, prima che possa pensare altro, il telefono
squilla ancora.
-Non mi ha ancora detto il suo nome – è la prima
cosa che la Valchiria risponde, aspettandosi la stessa interlocutrice di prima.
-Hm...Val, sono Patsy – è la
risposta di una diversa e perplessa voce femminile – Sai se è successo qualcosa di strano ?
-Invero...volevo dire, sì, ritengo di sì.
-Ero a casa di
Carol quando un autista di Kyle è passato a
prendermi. Sai cosa sta succedendo ?
-Invero, non lo so. Carol e Dane
sono lì con te ?
-No, non ho
idea di dove sia Dane. Carol, invece...direi che
aveva troppa fretta di sapere che cosa sta succedendo, per salire in macchina.
Richmond
Enterprises, New York City
Miss Marvel atterra sul tetto del grattacielo, dopo
aver percorso mezza città in volo in pochi secondi. In qualsiasi altra città
del mondo, il fatto che una bellissima bionda in costume scenda dal cielo in
mezzo a un centro abitato attirerebbe quantomeno l’attenzione dei passanti. Ma
questa è New York City, del resto.
C’è un gran rumore di clacson che suonano e di
automobilisti che imprecano, anche più del solito: il traffico è stato quasi
completamente bloccato da un grosso camion con rimorchio. A giudicare dal
simbolo impresso sui veicolo, si tratta di una consegna da parte della Oracle.
Il camionista sta litigando con il proprietario
dell’auto che ha tamponato, mentre la fila di automobilisti bloccati dietro di
lui fanno ancora più rumore.
-C’è qualche problema ? – chiede Miss Marvel.
-No, mi sto divertendo a sforare una consegna ! Fila
via, bionda, prima che arrivi anche un super-criminale per migliorare la
giornata !
-Senti, non è che io non abbia cose più...lasciamo
perdere. Dove devi consegnare questa roba ?
-Ai magazzini delle Richmond Enterprises,
due isolati a sud. Perché non ti rendi utile e scopri dove accidenti è finito
l’elicottero che avrebbe dovuto...hey, sto parlando
con te, belle gambe !
Ignorando completamente il caos del traffico, Miss
Marvel sgancia il rimorchio e lo solleva con facilità sopra la propria testa,
stando attenda a non sbilanciarlo.
I clacson e le urla tacciono all’unisono, mentre il
camionista si toglie il berretto ed osserva Miss Marvel avvicinarsi a lui, con
l’intero rimorchio in mano.
-Hey, quelle sono
quindici tonnellate di alta tecnologia ! Se si rompe qualcosa...
Carol appoggia la mano sinistra sul fianco,
sostenendo il peso con una mano sola.
-Sì, è un po’ più leggero di quel che sembra.
Allora, hai l’indirizzo di quel magazzino, o devo lanciare il camion e sperare
di indovinare ?
Ormai pienamente all’ombra del rimorchio, un po’ più
bianco in volto e con voce un po’ meno arrogante, il camionista risponde:
-Devo richiamare il cliente; aspetti solo un
secondo, signorina.
Miss Marvel sorride compiaciuta...per un breve
istante, almeno, perché la fila di macchine alle sue spalle non aspetta ad
esprimere le proprie lamentele strombazzando anche più di prima.
Il camionista compone in fretta un numero su un
cellulare, e dopo poche parole passa il telefono a Miss Marvel.
-Vorrebbe parlare con lei.
Con il sospiro tipico di chi si chiede perché mai
abbia deciso di vivere in città, Miss Marvel risponde continuando a tenere
sospeso il camion rimorchio con una mano sola.
-Pronto ? Sono Miss Marvel.
-Carol, è bello risentirti ! Pare ci sia stato un
piccolo problema con la consegna – risponde la voce
dall’altro lato della linea, che Carol riconosce subito.
-Kyle !? Che accidenti
sta...
-Ti spiegherò
tutto, promesso. Sono sul tetto del palazzo, ti dispiace portare su il carico ?
Ci penserò io a rimborsare la Oracle.
Kyle Richmond
interrompe la comunicazione subito dopo. Miss Marvel inizia a sollevarsi da
terra, fissando incredula il telefono.
-Di tutte le...oh, scusi. Questo è suo.
Il camionista afferra il cellulare che Miss Marvel
ha appena lasciato cadere da un paio di metri di altezza, chiedendosi come
spiegherà la cosa all’assicurazione.
Mezz’ora dopo, Hellcat e
la Valchiria escono dalla rampa di scale che porta al tetto del grattacielo.
Il Cavaliere Nero sta una gran quantità di
componenti, aiutato dalla moglie per spostare i macchinari più pesanti. Kyle Richmond è nel proprio costume da Nottolone, in
disparte a fissare la città dall’alto.
-E va bene Kyle, siamo
state al tuo gioco...perché tutti questi sotterfugi ? – chiede subito Hellcat.
-Fa tutto parte del mio piano per fermare Darklady una volta per tutte...un’idea che mi è venuta dopo
un suggerimento del Dottor Destino.
-Non è mai un buon inizio – nota la Valchiria,
avvicinandosi ad uno dei numerosi imballaggi che sono stati aperti dopo la consegna.
-Questa è opera della Oracle, la compagnia del
possente Namor. Ritieni possibile usare la tecnologia
mortale per sconfiggere la magia di Darklady ?
-Nient’affatto – risponde
categoricamente Nottolone – La magia si combatte solo con la magia...ma il
problema è che nessuno di noi è abbastanza esperto; inizio a dubitare che
persino il Dottor Strange potrebbe sconfiggerla sul
suo stesso campo, ormai. Il più grosso problema della magia, secondo me, è la
sua imprevedibilità...per questo ho intenzione di usare entrambe le cose.
-Beh, maledizione della Lama d’Ebano a parte, io non
so un granché di magia – risponde il Cavaliere Nero – Ma da scienziato,
riconosco gran parte di questi componenti. Quando ero alla Oracle, stavamo
lavorando ad un nuovo metodo per il trasferimento di energia...non solo
riconosco l’idea generale, ma parte di questo progetto è mio. Credevo che Namor non considerasse l’idea pronta per la
commercializzazione...come hai fatto a convincerlo a venderti tutta questa roba
?
-Ho commissionato io il progetto – risponde
Nottolone – Subito dopo la telefonata di Destino di stamattina, ho avuto un’intuizione. Lui ci ha fatto sapere
come scagliare la macchina del tempo oltre la fine dell’universo, per sbarazzarci
di Darklady.
-Non avrai davvero intenzione di farlo, vero ? –
protesta Miss Marvel.
-Certo che no ! Primo, non mi fido di Destino.
Secondo, non voglio uccidere Topaz. Allora ho
pensato: e se invece di esiliare lei,
le strappassimo tutta l’energia mistica che ha accumulato ?
-E’ questo lo scopo di questo marchingegno ? –
chiede perplessa la Valchiria.
-Non direttamente. La macchina del tempo costruita
da Kulan Gath e Zarrko agisce bruciando energia mistica, ricordate ? Questa
macchina serve a migliorare e controllare il processo. Così, subito dopo essere
tornato nel passato...
-Hai viaggiato nel tempo !? – si meraviglia Hellcat.
-Sì, sei mesi fa...voglio dire, questa
mattina...beh, in realtà, entrambe le cose. Perché ?
-No, nessun motivo. Adoro questo lavoro – ridacchia Patsy tra sé e sé.
-Dicevo, la prima cosa che ho fatto è stata parlare
con Namor. Non è stato semplice convincerlo che non
potevamo attaccare subito Darklady per non creare un
paradosso temporale...ma gli piaceva l’idea che i Difensori potessero gestire
una cosa del genere senza rivolgersi ai Vendicatori o ai Fantastici Quattro.
-E’ stata una cosa molto rischiosa – gli ricorda il
Cavaliere Nero – Se io avessi saputo cosa stavamo costruendo prima che...Dio, odio il viaggio nel
tempo.
-Sono stato molto attento a non cambiare la storia, Dane – lo rassicura Nottolone – Sapevo alla perfezione
quando saremmo stati rapidi da Zarrko e quando
saremmo tornati, così ho chiesto a Namor di
licenziarti prima che il progetto fosse completo.
-Cosa !? – si meraviglia il Cavaliere Nero,
allontanandosi dal pannello di controllo che stava finendo di assemblare ed
avvicinandosi a Nottolone – Hai idea di quanto mi sono dannato per trovare un
nuovo lavoro ? E quanti problemi mi sono fatto per non chiederti di offrirmene
uno nuovo !? Non riesco a crederci ! Tutte le volte che abbiamo parlato di
lavoro hai fatto finta di non sapere niente ?
-Ma io non sapevo
niente, Dane. Dovevo ancora tornare nel passato !
-Odio il viaggio nel tempo – mormora il
Cavaliere Nero, tornando al lavoro.
-Invero – annuisce la Valchiria.
-C’è ancora una cosa che non capisco – si chiede
Miss Marvel.
-Soltanto una
? – si meraviglia Hellcat.
-Non sappiamo niente del funzionamento della
macchina del tempo mistica. Non avremmo bisogno, non lo so, di un mago o
qualcosa del genere ?
Un bagliore di luce appare improvvisamente sul tetto
del grattacielo, abbagliando i Difensori che si preparano a difendersi.
Nottolone è l’unico a non preoccuparsi: in parte perché non ha più gli occhi,
in parte perché sapeva di questa visita.
-Ho fatto un paio di conoscenze mentre ero nel
passato – risponde sorridendo.
Un uomo di colore, alto poco più di un metro, scende
dalla macchina del tempo mistica. Alle sue spalle, Yvette
Freeman sorride e saluta i Difensori.
-Allora, è già tutto pronto ? Allora, sto parlando
con te ! – alza la voce l’uomo, schioccando le dita per attirare l’attenzione
di Nottolone quando la risposta tarda per più di mezzo secondo.
-Ci sono ancora alcuni dettagli da sistemare...
-Ancora ? Hai idea di quanto sia complesso
l’incantesimo che devo...no, non ne hai idea. Tu ! Cavaliere Errante o come
diavolo ti chiami ! Questa ferraglia è pronta o no ?
-Nottolone, c’è un motivo per cui non lo posso
lanciare giù dal grattacielo, vero ?
-Cavaliere Nero, ti presento Papa Hagg...uno dei migliori mistici del pianeta.
-Nah, sono solo uno
stregone da quattro soldi – risponde Papa Hagg
agitando una mano come per scacciare il pensiero – E secondo me questo piano è
un suicidio, ma dove altro potevo trovare un pollo disposto a pagarmi così
tanto ?
Notando lo sguardo perplesso dei Difensori, Yvette interviene:
-Non dategli retta, è molto più bravo di quel che
vuole ammettere...anche se ci vuole un po’ per abituarsi alla sua affascinante
personalità. Mi ricorda qualcun altro che conosco...
Nottolone le si avvicina, sollevando la maschera
quanto basta per scoprire la bocca. Poi abbraccia Yvette,
baciandola con passione. E a lungo.
Un po’ troppo a lungo: il Cavaliere Nero si
schiarisce la voce per attirare la loro attenzione, e Papa Hagg
tira il mantello di Nottolone.
-Hey, piccioncini, se
volete tornare alla luna di miele potete prendere la macchina del tempo dopo la fine del mondo.
-“Luna di miele” ? – ripete perplessa la Valchiria.
Nottolone si ricompone e, dopo aver rimesso al
proprio posto la maschera, risponde:
-Oh sì, ora che mi ci fai pensare, un piccolo
cambiamento alla storia l’ho fatto...mi sono sposato.
-Non è meraviglioso, il viaggio nel tempo ? –
sorride Yvette abbracciando il marito.
-“Invero” – rispondono all’unisono i Difensori.
-Forse dovrei
spiegare tutto dall’inizio, vero ? – chiede Nottolone.
CONTINUA
!
[1] Vedi Super-Villains
Team-Up #1